Rosanna Rubino, scrittrice, architetto e specialista in Marketing e Comunicazione, dopo Tony Tormenta e Il sesto giorno, torna in libreria con 331 metri al secondo (HarperCollins, 2018) in cui racconta la storia di un ragazzo che rimane orfano, dopo aver assistito al massacro della sua famiglia e che possiede un super potere che si rivelerà un dono, ma anche una condanna. Chon soffre di una malattia congenita: l’iperacusia, un disturbo dell’udito che provoca un’ipersensibilità ai suoni. Una capacità uditiva superiore alla norma che gli porterà vantaggi, ma gli causerà non pochi problemi.
Il titolo del libro ha un significato particolare. Vuole spiegarci il motivo di questa scelta?
331 METRI AL SECONDO è la velocità del suono nell’aria a zero gradi centigradi. Il tema del suono, e quindi del rumore, è al centro del romanzo. Il protagonista, Chon Cimmino, soffre di un disturbo dell’udito che gli consente di avere una capacità uditiva superiore alla media. E’ uno che vive ai margini della società, senza fare troppo rumore, perché dal rumore ci fugge. Da ragazzino ha assistito all’omicidio dei propri genitori, rimandendo orfano. Da adulto, dopo un passato di ladro di appartamenti, collabora col Nucleo Investigativo di Milano come informatore. Il giorno in cui gli assassini dei suoi genitori escono di galera, avendo finito di scontare la pena, la sua vita subisce una svolta. In una notte fredda, dove la temperatura scende a zero gradi e dove i suoni schizzano nell’aria alla velocità di 331 metri al secondo, Chon tenterà di ristabilire l’equilibrio perso da piccolo, recuperando almeno in parte quello che gli è stato portato via, fino al colpo di scena finale.
Le vicende narrate sono ambientate a Milano, una città particolarmente frenetica e rumorosa. C’è una motivazione precisa alla base?
Milano è la città che mi ha adottato, le devo molto. La Milano del mio romanzo è un organismo in costante evoluzione, una città livida e fredda che blatera, urla, bisbiglia senza sosta, la cui voce si abbassa di notte fino a diventare quasi impercettibile, si innalza al mattino, per poi diventare poderosa durante il giorno, persino rabbiosa nelle ore di punta. Una voce che il protagonista è obbligato ad ascoltare senza sosta, suo malgrado.
Il protagonista soffre di un grave disturbo, l’iperacusia, che lo porta a percepire rumori e suoni a un livello elevato. Com’è nata l’idea di raccontare questo disturbo e quindi la figura di Chon?
Mi affascina l’idea della città come luogo che condensa in uno spazio concentrato una grande massa di persone. E queste persone, stipate all’interno degli edifici, producono suoni di ogni tipo: di gioia, dolore, paura, noia, eccitazione. Tutti questi suoni, mischiati insieme, diventano rumore che si solleva dal suolo e si disperde nell’aria. Volevo qualcuno che fosse capace di sentire questo rumore, ed è arrivato Chon Cimmino, un ragazzino che soffre di iperacusia, ovvero un disturbo uditivo che comporta una iper sensibilità ai suoni. Nel caso di Chon, poi, questa iper sensibilità ai suoni si accompagna a una capacità uditiva superiore alla media, ovvero Chon può sentire un bibiglio a distanza di trenta metri, cosa che lo rende una persona diversa da chiunque altro.
Uno degli aspetti interessanti del romanzo è che rumori e suoni sono presentati in modo dettagliato così da rendere il lettore partecipe delle difficoltà che deve affrontare Chon. Se in ambito cinematografico si tende a dare per scontata la loro presenza, nella stesura di un libro scrivere del rumore non è un aspetto semplice da gestire. Come è arrivata a questo livello di precisione?
Il rumore è disturbante. Nel quotidiano lo subiamo, lo fuggiamo, o comunque lo viviamo in modo passivo. Per scrivere questo libro ho dovuto fare qualcosa che è innaturale, ovvero cominciare ad ascoltare il rumore in modo attivo, facendo attenzione ai suoni delle bocche, del corpo, delle architetture, delle voci, così da trovare un modo efficace per raccontarli.
La maledizione del protagonista però si rivelerà anche una fortuna: da saldatore di cantieri nel centro di Milano, diventerà un abile informatore del Nucleo Investigativo. Come affronta Chon questo passaggio?
In realtà a Chon non gliene frega nulla di fare da informatore delle forze dell’ordine. E’ una condizione che subisce, perché conseguenza di un ricatto. Ha stipulato un patto con Il Fermo, Vice Capo del Nucleo Investigativo di Milano. Il Fermo tiene per sè informazioni che potrebbero incriminare Chon per un furto commesso dal ragazzo anni prima, in cambio lui va in giro per la città tenendo le orecchie aperte, mettendo il Fermo al corrente quando capta informazioni su crimini in corso. E Il Fermo, anche grazie all’aiuto di Chon, diventa un pezzo grosso del Nucleo Investigativo. Nel corso della storia Chon cercherà di sottrarsi alla tutela de Il Fermo facendola finita col ruolo di informatore.
Un altro personaggio curioso del romanzo è Lara, una ragazza che Chon conosce nel complesso delle gallerie della metropolitana. Che ruolo ha Lara nella vita del protagonista?
Lara è la sua amica del cuore. Sembra che viva ai margini della storia, invece c’è dentro fino al collo. Attraverso le sue parole spinge Chon a fare delle scelte, a volte muovendo i fili del racconto. Chon e Lara si muovono sulla scena in un gioco di specchi, scambiandosi i ruoli nel corso di tutto il romanzo. Solo alla fine si comprenderà la vera natura del loro rapporto.
Possiamo ipotizzare e sperare in un sequel di questo romanzo?
Alla fine del romanzo Chon chiude i conti col passato e comincia finalmente a guardare al futuro, che è tutto da vivere. Possibile, anzi probabile, che la sua storia non finisca qui!