Libro d’esordio di Rosanna Rubino – architetto che vive nel milanese – Tony Tormenta è un thriller riuscito che mi ha ricordato il buon Stephen King, pur mantenendo una spiccata originalità. Il protagonista è un ragazzino atipico, con un potere e un’esistenza che lo relegano nella suggestiva schiera delle persone speciali. Ho ritrovato alcuni dei temi affrontati dallo scrittore di Portland – penso a Carrie, ad esempio, dove la psicocinesi conduce alla vendetta personale, epilogo di tensioni scaturite dai maltrattamenti subiti dalla protagonista, o la questione dell’emarginazione o quella del bullismo. Ma, come prima dicevo, la scrittrice dà prova di una sua peculiare voce: scattante, sciolta, con bei dialoghi snelli e una trama che si dipana onestamente fino alla fine.
La morte qui sembra solo quasi annunciata eppure, per una strana alchimia di atmosfere, i suoi continui rimandi la rendono onnipresente. Anche se compare di rado come trapasso vero e proprio, viene continuamente invocata e non importa se a farlo è il fossile di un mammut con le zanne impresse nella roccia, zanne ancora appuntite come frecce, simbolo imperituro di Mammoth Rock o simulacri di animali che realmente pascolano, come la vacche pazze di paura che strabuzzano gli occhi nell’aria bollente o i cavalli spossati:
I cavalli sono abbandonati.
I cavalli se ne stanno malfermi sulle zampe scheletriche. Si muovono appena. Fiutano la terra alla ricerca di erba. Scuotono le orecchie per scacciare le mosche. Sollevano di poco la testa quando l’auto li supera sfrecciando sulla Interstatale 83, diretta al penitenziario. Gli allevatori li hanno mollati nei campi l’estate scorsa, quando la siccità ha arrostito le praterie e il costo del fieno è schizzato alle stelle, e ora se ne vedono a branchi disseminati ai margini delle strade.
I personaggi sembrano usciti da un sogno.
Tony Tormenta crea empatia a partire dal primo incontro, che lo vede sottoposto alle angherie di bulletti. Son solo dei numeri – Numero Uno, Numero Due e Numero Tre e, oltre a fare i gradassi, amano sgommare sulla loro Camaro rossa. Tony lo chiamano Merda Secca. Lui tenta di scappare, ma il messaggio di fondo è che i fastidi e i guai prima o poi vanno affrontati.
C’è la sua mamma, tenerissima Caroline, genitrice giudiziosa. Tra i comprimari spicca però Marla, ragazza albina dagli occhi azzurri e dalle labbra rosse, essenza eterea, quasi un fantasma che, in virtù di questa sua sottigliezza fisica, acquisisce un irrinunciabile spessore narrativo:
Il suo corpo ossuto galleggia sotto il lenzuolo. Ho la sensazione che possa sparire da un momento all’altro e sprofondare nel materasso che implode, risucchiato dall’imbottitura tra nuvole di lanugine e piume d’oca.[…] I capelli legati sulla nuca espongono il viso di Marla alla luce. E la luce graffia la pelle, tesa sugli zigomi sporgenti. Le labbra appaiono più carnose del solito. Il cranio è tutt’uno con la fronte fino alle sopracciglia chiare, quasi invisibili sulla pelle lattiginosa.
Marilù Oliva
http://www.carmillaonline.com/2013/06/21/i-libri-e-la-morte/